Fascia 2-5 anni
“Metti a posto” “Sì, subito mamma”. è quello che ci piacerebbe sentire.
Raramente, tuttavia, otteniamo questa risposta alla nostra richiesta (che per lo più suona come un ordine).
Olimpia ha quasi 3 anni e talvolta risponde “sì, subito mamma”, con mia estrema gioia e incredulità, tanto che più volte mi sono chiesta “ma mi sta prendendo in giro?!”. Mi stupisce e fa subito ciò che le chiedo, a volte anche velocemente (e se sei mamma conosci il valore di questo avverbio).
Succede soprattutto quando:
- formulo bene la mia richiesta dando istruzioni specifiche, chiare e semplici.
- è un buon momento per lei, ovvero non sto interrompendo un momento di concentrazione
- non è stanca
Succede perché sta diventando sempre più capace di riconoscere ed obbedire ai suoi bisogni e sta imparando ad ascoltare quelli degli altri e, non so se lo sai, ma la capacità di essere obbedienti si allena ed è fatta di vari fasi e passaggi. Maria Montessori li ha chiamati i “tre gradi dell’obbedienza”.
Ma quali sono e cosa hanno a che vedere con l’ordine e l’organizzazione?
“io voglio” – il primo grado dell’obbedienza
(6 mesi – 2 anni)
Nel primo grado il bambino ubbidisce solo occasionalmente, non sempre. Una certa abilità ed una certa misura di maturità sono necessarie per poter attuare l’azione comandata. In questa fase tutto ciò che rimanda ad un comportamento capriccioso, deve essere analizzato dall’adulto. Per questo motivo un bambino prima dei tre anni non può essere ubbidiente, se il comando ricevuto non corrisponde all’impulso vitale e anche successivamente non è detto che il piccolo riesca ad agire secondo la volontà di un altro individuo (l’adulto) né a comprendere la ragione di fare quello che si vuole da lui. (Maria Montessori, “La mente del bambino”).
Fino ai 2 anni circa è il loro volere ciò che più conta e impegnano ogni energia del loro corpo per riuscire.
A sei mesi puntano degli oggetti e si trascinano in tutti i modi fino a conquistarli. Quando li raggiungono è una vera e propria felicità!
A due anni vogliono e sperimentano senza preoccuparsi o pensare alle conseguenze, il volere degli altri gli scivola addosso come l’acqua che “rovesciano” dappertutto.
Al termine di questa fase il bambino sa cosa vuole e cosa deve fare per ottenerlo, ad esempio per prendere il pupazzo sul cassettone prenderà una sedia, la metterà contro il mobile, ci salirà sopra mentre tu, mamma, lo guardi soddisfatta e preoccupata allo stesso tempo.
Il “metti a posto” ha poco senso se non accompagnato da esempio, presenza e guida da parte dell’adulto (che in realtà fa il grosso del lavoro). Ha senso invece nell’ottica di responsabilizzare il bambino verso ciò che è suo. In questa fase sarà importante garantire al bambino un’esplorazione libera e sicura dello spazio e quindi organizzare l’ambiente perché le sue conquiste possano avvenire in sicurezza (e senza paturnie per noi mamme).
“Tu, adulto, vuoi che io faccia” – secondo grado dell’obbedienza
(2 – 4 anni)
Il secondo grado viene raggiunto quando il bimbo può ubbidire sempre (ossia quando non vi sono più ostacoli dipendenti dal grado del suo sviluppo). Le sue abilità ben consolidate possono ora venir dirette, non solo dalla sua volontà, ma anche dalla volontà di un’altra persona”. (Maria Montessori, “La mente del bambino”).
Ora che ha capito come arrangiarsi per ottenere ciò che vuole e che ha conquistato il primo grado dell’obbedienza, inizia a prestare ascolto alla nostra volontà.
Lo sforzo per lui è grande perché obbedire a noi vuol dire non obbedire temporaneamente a sé stesso. “Sì, subito mamma” vuol dire “faccio ciò che vuoi tu”.
Olimpia è in questa fase e, come anticipato prima, obbedisce soprattutto quando:
1. formulo bene la mia richiesta dando istruzioni specifiche, chiare e semplici.
2. è un buon momento per lei, ovvero non sto interrompendo un flusso di concentrazione
3. non è stanca
Partiamo dal fondo: la sera o prima del pisolino, se è cotta, difficilmente mi starà ad ascoltare. Un “metti a posto” sarà solo fiato sprecato. Nei momenti di stanchezza sono le abitudini, le routine che ci salvano ( ne parlerò in un post dedicato, prometto!)
Punto 2: è più facile che Olimpia mi ascolti e assecondi la mia richiesta quando non la interrompo. Meglio dare istruzioni prima o al termine dell’attività: “puoi giocare con l’acqua in terrazzo ma asciugati bene i piedi prima di entrare in casa”. Impariamo a non interrompere il flusso di concentrazione dei bambini (e nemmeno quello degli adulti!)
Attenzione, attenzione! “metti a posto” non basta
Se hai letto bene sopra, non ho mai scritto che risponde “Sì, subito mamma” al mio “Metti in ordine”, anzi se le dico “Olimpia metti subito a posto” lei mi risponde “no mamma, sono stanca fallo tu”. È più facile che risponda “Sì, subito mamma” a istruzioni chiare, specifiche, semplici e veloci come “metti i mattoncini nel box”, “quando hai finito la colazione metti la tua tazza nel lavandino e la bavaglia nel cassetto”. Il suggerimento è quindi quello di accompagnare il “metti a posto” con richieste più dettagliate e, nel caso ci siano molte cose da mettere a posto è bene offrire oltre all’aiuto “Oh che disordine, devi proprio mettere a posto i tuoi giochi, dai che ti aiuto io” anche una guida “partiamo dai mattoncini”, “adesso raccogliamo i pennarelli”, “vedo ancora molti pupazzi in giro, mettiamoli tutti a fare la nanna”…
L’operazione infine si conclude bene, con soddisfazione da entrambe le parti (mia perché Olimpia ha messo a posto, sua perché ci è riuscita e la mamma è felice) solo quando la mia richiesta è commisurata alle sue capacità e l’ambiente è predisposto affinché lei possa riuscire in autonomia. Organizzare bene lo spazio, rendere la casa a misura di bambino diventa quindi fondamentale. (Riparleremo anche di questo)
Tu (adulto) vuoi da me e io desidero fare proprio come dici tu – terzo grado dell’obbedienza
(dai 5 anni)
Nel terzo grado l’ubbidienza è diretta verso una personalità della quale egli sente la superiorità. È come se il bimbo si rendesse conto del fatto che l’insegnante è capace di fare cose superiori a quelle che può fare lui: è come se dicesse a sé stesso: “Questa persona, che sta tanto al di sopra di me, può penetrare nella mia intelligenza, con un suo speciale potere e farmi grande quanto lei. Agisce dentro di me!
Ottenere ubbidienza da individui che hanno già sviluppato la loro volontà, ma che hanno liberamente deciso di seguire la nostra, è molto differente. Questo tipo di ubbidienza è un atto di omaggio, un riconoscimento di superiorità dell’insegnante, che dovrebbe essergli di grande soddisfazione” (Maria Montessori, “La mente del bambino”).
Credo non ci sia da aggiungere altro.
“Metti a posto” – cosa fare?
Come all’organizzazione, anche all’obbedienza ci si allena e per allenare un bambino a “mettere in ordine” occorre lasciarlo sperimentare, lasciargli vivere il disordine (capirà da solo che non è piacevole, che non trova i suoi giochi, che non ha spazio per giocare), dargli la possibilità di scegliere come organizzare le proprie cose intervenendo solo quando necessario ( non dico “metti in ordine” di continuo ma decido quando ricordaglielo).
Noi adulti possiamo e dobbiamo organizzare lo spazio entro cui il bambino si muove, dare dei limiti e delle regole e allenare il nostro pensiero affinché la comunicazione sia chiara e puntuale e le nostre richieste siano così specifiche da mettere subito in moto l’azione di risposta.